giovedì 7 marzo 2019

                 ANCORA SULLE BANALITÀ DELLA FOTOGRAFIA ED ALTRI CRIMINI

                                                 ( spara sempre prima di strisciare )


„Chi conosce la forca non sempre sa fotografare
e chi fotografa non sempre conosce la forca,
anche se qualche volta la meriterebbe“.
                                                 Huckleberry Finn

„L’arte è una vecchia troia che divora i suoi figli…“
                                                 James Joyce

„ Il lavoro filosofico lo hai svolto in giro nelle birrerie,
In compagnia della mia fica, nella disperazione, nel cinismo e nell’infamia,
dappertutto ma non nelle biblioteche „
                                                 Jana Cernà


Negli ultimi giorni viene annunciato l’uscita di un film sulla fotografia in Sicilia ( o siciliana doc) ; il titolo per il momento non è molto importante, tralasciamo ma solo momentaneamente i titoli di moda della società dello spettacolo in particolare se si riferiscono alla bellezza. Perché qui si riproduce lo spettacolo di una società che Rousseau avrebbe respinto come „pedagogia dei buoni sentimenti“…( la fotografia -arte )

Il trailer apre con immagini della bella Sicilia, dai colori del giallo barocco, buoni auspici, sogni, malinconia, di quella fotografia siciliana che da tempo si espande, occupa, insidia, invade ogni mostra, piu’ o meno sponsorizzata, ogni festival, ogni galleria, ogni incontro sulla cultura, riproducendo e producendo gli stessi medesimi autori.

Vengono lasciati parlare alcuni dei fotografi e „maestri“ della fotografia siciliana, alcuni ben quotati, idolatrati dal pubblico, che sicuramente hanno influenzato l’immaginario di alcuni ma che adesso intralciano in qualche modo, creando un fossato, la diffusione e sperimentazione di una „fotografia altra“.

Invidiamo coloro che hanno trovato nella fotografia del mercimonio la felicità ed il consenso degli stolti, ma restiamo con chi non ha incontrato né l’uno né l’altro.
( Pino Bertelli )


Vi è in atto un tentativo di egemonizzare lo sguardo, l’immagine, la parola. Il mercato non perdona . Anche l’arte o la fotografia che sia, segue le stesse identiche regole di una società che vorrebbe normalizzare, addolcire la realtà, che invece dovrebbe essere distrutta in quanto rappresentazione (in)civile del brutto.

Nel film si interrogano pure altre discipline che vorrebbero ammaestrare la mano in fotografia, rendendola innocua, salottiera, almeno questa è l’impressione, di una psicologa e di uno scrittore :

….La mia passione per la fotografia ha origini lontane, in quanto sin da piccola ho avuto la fortuna di avvicinarmi a quest’arte, anche se mai come professionista, ma solo come curiosa. Sono sempre rimasta affascinata dallo spiare il mondo attraverso l’obiettivo per poi rendersi conto di quanto, in realtà, in questo gesto si nascondesse un racconto di me stessa e della mia interiorità.
………….Attraverso la fotografia, nella sua accezione di medium artistico, ho avuto la possibilità di conoscermi in profondità e di aiutare gli altri ad ascoltarsi attraverso le proprie foto e a dar voce ad emozioni non esprimibili attraverso le parole.
( Psicologa )


„Io credo che i grandissimi fotografi sono quelli che riescono con un immagine a descrivere , senza bisogno di scriverci sotto „..questo e quello, questo e quell’altro. Un immagine fatta bene in un stato di grazia, in un momento di grande inspirazione ha questa capacità di narrare.“
Dal Trailer ( lo scrittore)









La FOTOGRAFIA muore nei luoghi comuni ,“ nei paesaggi incontaminati“, fra le cupole delle cattedrali, nelle stradine e nei vicoli con i vecchietti con le rughe. La fotografia muore nella spettacolarizzazione nelle disgrazie altrui che diventano mercato, denaro sui visi annegati nel Mare Nostrum. Muore nei circoli fotografici con la disperata voglia di esibirsi …e di parlare di ..tecniche…di software..di programmi…Muore nei racconti dei critici alle esposizioni fotografiche.

La FOTOGRAFIA come la poesia è condannata a vivere al bordo della società, forse suo luogo naturale. Li’ dove gli eretici, i ribelli, gli sciamani, le fate e le streghe sono liberi di esprimersi a loro modo, pagando a volte il prezzo della solitudine. É li’ in questa periferia pero’ che si affilano gli artigli che un tempo graffiavano i preti e bruciavano le menzogne della chiesa, dello stato, e oggi del mercato.

La FOTOGRAFIA è quella che distrugge i luoghi comuni di una civiltà che dà ai suoi dei la sorte di quello che si meritano, cioè non partecipa alla fondazione dell’impero ma esprime il diritto alla differenza. La prima cosa che un fotografo deve apprendere e da quale parte sputare.



Il refrattario, Marzo 2019