Intervista: Fiori della Scienza, Futurismo Selfie 2.0
E' uscita l'opera poetica antologica di Roby Guerra.
intervista a cura di A. Saccoccio
Per una poesia dell'era elettronica
D - E' appena uscito il tuo Fiori della Scienza XXX, opere futuriste complete (1985-2015), La Carmelina edizioni... l'ultimo lavoro definitivo poetico?
R- In certo senso è esatto, una versione cartacea ancora più ampia uscì già nel 2000 (Nomade Psichico editore), ora ho selezionato con anche raccolte più recenti e una inedita dedicata al futurista americano Zoltan Istvan. E opera complessiva dedicata ai colleghi contemporanei futuristi Saccoccio, Campa, Cecchini, autori che hanno contribuito con me nel rilanciare il futurismo contemporaneo (si veda il Manifesto del Futurismo smodato, Avanguardia 21, 2014) e altri significativi a Ferrara per la mia opera complessiva (Riccardo Roversi ad esempio). E' l'ultima poetica raccolta globale, in quanto da tempo mi muovo più in ambito strettamente saggistico e futuribile, in futuro semmai più preciso parlare di poesie postfuturiste, ho in programma altri lavori antologici poetici più prossimi alla videopoesia e alla poesia sonora elettronica. Già il trailer (Poesie elettroniche) di Fiori della Scienza è dedicato a Corrado Govoni, uno dei più importanti poeti futuristi storici (e ferrarese come me) per il suo 50° anniversario (1965-2015) e trattasi di un lavoro in tal senso. Infine da sempre ho edito singole raccolte diciamo tipografiche giocando sulla grafica anche colorata dei testi, come ho riprodotto poi nel libro eBook in questione.
D- Un poeta paradossale, tra arte e scienza?
R - Come dimostrano in controluce la segnalazione su magazine divulgativi d'area scientifica come Meteo Web o nell'intervista reale recente su Barbadillo ("Se la poesia neofuturista si salda con l'immaginario scientifico", a cura di Luca Siniscalco) o d'avanguardia elettronica, anche il transumanista Estropico blog e il MAV, quel che scrivo non ha nulla a che vedere con la letteratura . Quest'ultima, per dirla con Marx o Nietzsche è da fine secondo Novecento quasi sempre una reificazione, un simulacro, una mistificazione nella nascente era del vero immaginario scientifico e della futura prossima rivoluzione scientifica-sociale oggi più che mai urgente visto il medioevo incombente. Quel che scrivo è quasi parola scientifica, pubblicità postwarholiana, uno spot 3.0 per l'avvento della società futura rivoluzionaria scientifica contro i totalitarismi residui ma ancora dominanti come virus della politica, della letteratura paleo-finto-umanistica, figurarsi di qualsivoglia religione, se non quella cosmica nascente sognata da Marinetti, Einstein, T. de Chardin. E tutto era forse già intuito fin dalla primissima breve raccolta omonima degli anni '80, Fiori della Scienza che apre l'ultimo volume antologico. Non sono un poeta contemplativo ma un semplice e anche "logicamente" difettoso prototipo computerpoeta!
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