mercoledì 28 gennaio 2015

questo:

l'idea della collettività mi fa vomitare, al che ho deciso di ripartire da zero, come prima più di prima non c'è nulla da dire o da aggiungere:

martedì 27 gennaio 2015

Vitaldix e basta! (arte invisibile, vaporizzata e dintorni) di Lidia Reghini

VITALDIX E BASTA (2014)

   Se Luther Blissett e Wu Ming, alla metà degli anni ’90, si configuravano come identità multiple guidate da un pensiero collettivo, oggi l’io mutante di Vitaldix T Rose aleggia tra noi sul Web, in azioni performative, convegni, ebooks, pratiche e linguaggi multimediali che fanno di lui un qualcosa a se stante nel campo della cultura.
   Azioni performative eclatanti (come nel “paracadutismo estremo con rosa rossa”, 2009), performance percepibili solo attraverso l’olfatto (come nel caso dell’arte invisibile e vaporizzata, Orte 2013)71 affermano – in nomine domine – vitalisticamente la natura d’uno spirito sovversivo che strizza, – solo se e quando gli va – consapevolmente e con la debita distanza dell’ironia, l’occhio al nonno Russolo per poi accoltellarlo e fuggire sopra le nuvole.
   Oltre la linea d’ombra il gusto épater le bourgoise, oltre lo schiaffo al gusto del pubblico, Vitaldix stringe tra le mani la maschera pizzuta di Anonymus. Si diverte a scompaginare le carte buttate sul tavolo da gioco della c.d. cultura ufficiale, proponendo uno sguardo che va oltre le banali facezie contemporanee. Vitaldix è il potere compresso di un’azione iperindividualista e ipersoggettiva. E’ l’agghiacciante je accuse che afferma la preminenza del sé: Homo faber agisce spavaldo nell’ombra, sbuca da dietro il muro della consuetudine giocando a rimpiattino con l’azzardo e la provocazione, sempre e comunque in prima persona, senza mai nascondersi o rinnegare il proprio passato. Anzi.
   Per i benpensanti, per i critici curatori (che non curano ma danno un colpo di scure al fisico già provato dell’arte) che vanno avanti solo in virtù d’un sentito dire intriso d’ovvie banalità e stereotipi preconfezionati da manualino di storia dell’arte, è difficile inquadrare il pensiero, l’identità caosmogonica di Vitaldix, in quanto le sue azioni sono puro attentato alle certezze acquisite. Sembra di sentire da lontano alcune voci: “Ma chi è costui? un artista? un incosciente? uno scrittore? un narciso esibizionista oppure solo un poeta dagl’occhi azzurri?”.
   Vitaldix è il timore armato della concorrenza degli scribacchini, artisti senza concretezze né domani, poveretti condannati al vivere senza sorprese e speranze di cambiamento.
   Difficilmente inquadrabile - stile?, tendenza? ­- a poco serve nel Duemila e passa, Vitaldix non ha bisogno di gallerie perché il pubblico impellicciato fuggirebbe via atterrito incontrando all’improvviso le proprie ombre: ogni spazio è inappropriato per colui che corre in salita contro corrente.
   Vitaldix non vuole né accetta risposte perché è sopra il gioco delle parti e, giocando, ricostruisce un mondo che destabilizza ruoli e posizioni secolari.
 
   Ricorderemo io e Vitaldix quelle notti durante le nostre bagnate battute di caccia metropolitane.
   Vitaldix ama la notte e si ciba delle tenebre, sprofonda nel clamore del bianco per assaporare l’ultimo infinito lembo di buio. Fino all’aurora che verrà.


   (L.R.d.P., settembre 2014)
Nota 71 - Per l'azione di Vitaldix ad Orte come arte invisibile e vaporizzata si rinvia al link MAV: http://movimentoartevaporizzata.blogspot.it


(tratto da: Lidia Reghini, Culture e media, Universitalia, Roma 2015)

martedì 20 gennaio 2015

Il fallimento di Hunter "Patch" Adams: i Clown di corsia

Trasformare gli ospedali in ritrovi divertenti, mediante five o' clock thea esilarantissimi, café-chantants, clowns Imporre agli ammalati delle fogge comiche, truccarli come attori, per suscitare fra loro una continua gaiezza. I visitatori non potranno entrare nei palchetti delle corsie se non dopo esser passati per un apposito istituto di laidezza e di schifo, nel quale si orneranno di enormi nasi foruncolosi, di finte bende, ecc. ecc.

[Il Controdolore - Aldo Palazzeschi 1913]

clownCorsiaDa quel poco che so dalla sua biografia e quello che si intuisce dal film noto ai botteghini (che egli stesso non vede di buon occhio), ho la sensazione che Hunter "Patch" Adams avesse intuito e, ancor più, praticamente realizzato questa parte del miraggio del Controdolore.

L'idea fondamentale è che non c'è nulla di abbastanza sacro da non poterci ridere sopra (Nulla fu creato con malinconia, ricordatelo bene; nulla è triste profondamente, tutto è gioioso). Quando si dice nulla, nulla si intende. E per quanti aspetti esistano facili da essere ridicolizzati, su cui o di cui ridere, è sugli altri che bisogna concentrarsi perché richiedono una forma di attenzione più profonda. Questo è il vero punto: analizza tutto ciò che trovi più proibito, o più sacro fino a scoprire un'unica grande trasversale verità:

tutto è risibile.

Patch Adams aveva capito questo in un ambito difficilissimo: la malattia e quindi il dolore e la morte. Il compito che si era dato è che ha voluto comunicare al mondo, in my humble opinion, è stato quello di aiutarsi e aiutare a riscoprire come il dolore e la morte sono una parte naturale della vita e come tali da accettare fino al punto da poterci scherzare e ridere sopra come faresti di un amico. Non credo di stare attribuendogli troppa lungimiranza: sue azioni e citazioni confermano in tutto e per tutto il punto di vista geniale di Palazzeschi con qualche decennio di ritardo, ma con il grande merito di aver realizzato in opere e fatti un discorso ai tempi puramente e inevitabilmente accademico.

Il dolore e la morte sono tra le sfide più terribili che abbiamo dovuto e che dovremo affrontare. Direttamente o indirettamente. Chi è capace di ridere del dolore e della morte non può avere più paura di nulla, e una vita senza paure è la vita più serena che si possa immaginare. Per arrivare a questo, bisogna essere capaci di guardare in faccia sia al dolore che alla morte, familiarizzarci, diventare di casa; dopodiché lo si può insegnare agli altri, li si può guidare in un percorso difficilissimo verso la più lontana delle mete: ridere della morte.

Poi, per come è strutturata oggi la sanità (italiana, ma mi pare di capire è così anche in America e forse in tutto il mondo), l'idea che il medico sia una sorta di semidio da cui dipende la nostra vita trasforma il rapporto paziente medico in una sorta adorazione pre-religiosa e la gerarchia ospedaliera in una casta ecclesiastica. Pensandoci razionalmente (e quando si è in salute soprattutto!) è evidente che questa cosa non ha nessun senso! Il medico è un lavoro come tanti altri, particolarmente impegnativo che richiede doti fisiche ed intellettuali non indifferenti e di grande responsabilità, ma non più di mille altri lavori. Ma questo da solo non basta a rimuovere l'effetto "la prego mi salvi" nel momento di disperato bisogno. Complice l'approccio meccanico alla sanità tipico della cultura occidentale o, in senso esteso, alla cultura capitalistica secondo la quale comprare un servizio sanitario è equivalente a qualunque altro scambio commerciale.

Non è così. Patch Adams aveva capito anche questo e anche per rompere questa immagine di sacralità costruita attorno al personale sanitario che si è dato tanto da fare per rendere il medico risibile, una persona, una professionalità di cui si può ridere, con cui si può ridere. Come se fosse un amico e in un certo senso, pensando a ciò che si condivide con lui, esattamente questo è quello che è.

Duplice compito quindi quello del clown di corsia teorizzato da Aldo Palazzeschi nel 1913 e realizzato da Patch Adams sin dagli anni '70: ridere del dolore e della morte e ridere della e con la classe medica con l'obiettivo di imparare serenamente ad accettare i primi e di scoprire che sono solo esseri umani e non divinità i secondi.

Questo è un riso santo.

Ma nel tempo e nello spazio è diventato solletico. La vocazione del clown di corsia come in un telefono senza fili si è distorta fino a diventare quello che si trova nei nostri ospedali oggi: un modo per colmare il desiderio di divertire e di essere al centro dell'attenzione dei nostri pagliacci. Te lo voglio raccontare con un aneddoto, partendo dalla storia di malattia (potenzialmente a decorso letale, ma conclusasi nei migliori dei modi) di mio padre.

Dopo l'operazione all'intestino sono previsti una decina di giorni di ricovero durante i quali si ha la ripresa della normale funzionalità metabolica a spese di dolore, sangue, affaticamento, perdite di ogni tipo, anche umilianti. In quei giorni diventi un pezzo di carne che deve tornare ad essere capace di funzionare normalmente e non è detto che ce la farai. Durante quei giorni sono passati i nostri clown di corsia.

Poveretti, ho pensato come li ho visti in lontananza. Mio padre se li sarebbe divorati anche se stava bene, figuriamoci ora che era in imbarazzo per come stava e dolorante e sanguinante. E infatti ogni cosa secondo copione: arrivano questi con camici da medico visibilmente decorati, nasi da pagliacci, palloncini e ogni genere di sciocchezza da festa di compleanno di bimbi. Il capo comico ammicca qualche battuta a mio padre il quale, sorprendentemente, declina ogni invito allo scherzo e al gioco gentilmente. Il secondo tentativo non fa che fargli alzare il tono della voce; ci vuole un terzo tentativo per far tuonare per aria l'adorata bestemmia. Dovrebbe essere lampante dopo l'antievocazione della divinità che non è aria di scherzo e infatti capo comico e scimmiette si allontanano congedandosi, chiudendo brillantemente la serie infinita di errori. Da dove incominciare per raccontarli tutti?

Primo: non sei ad una festa in cui il pubblico è andato sapendo che ci sarebbe stata l'animazione; sei in un ospedale e non è detto che uno spettacolo da circo sia ben accetto. Secondo, perché vuoi farmi ridere, cazzo? Sto male e forse morirò. Tu non lo sai neanche, non sai chi sono io, non sai perché sono qui, per quel che ne so io, per te sono solo un pezzo di carne da far ridere: sono un oggetto per te. Mi stai oggettivando esattamente come fa il medico quando mi chiama con il nome della mia patologia: di medici distanti e disumani ne ho già abbastanza, grazie. Anzi tu dovresti aiutarmi (ed aiutarli) a distruggere questo tipo di rapporto e invece mi tratti come mi trattano loro.

Come dovresti fare? Beh, potresti presentarti come un medico (ti ricorda qualcuno? Non te lo fanno fare? Cazzi tuoi!) e poi potresti farmi scoprire piano piano che sei goffo e alla fine simpatico e alla fine divertente come un qualsiasi essere umano (capito perché non te lo fanno fare?)

E invece mi vieni con il naso rosso. E il camice dipinto. E invece di chiedermi della mia malattia, mi porti delle idiozie che dovrebbero farmi ridere mentre i punti mi tirano, la ferita drena sangue e pus e non riesco più a defecare. Sei capace di guardare i miei punti, il mio sangue drenato o la mia sacca di urina e riderci sopra? Se lo sai fare bene, perché me lo puoi insegnare, a me fa solo bestemmiare! Invece non lo sai fare. Non ci guardi neppure e quando bestemmio, e questo è l'errore di uscita, neanche mi aiuti a non farlo (a non incazzarmi intendo, la bestemmia va bene sempre e comunque), ma te ne vai?!? Mi lasci al mio dolore? Un vero professionista del clownismo da corsia, Patch Adams sarebbe stato orgoglioso di te.

Ma non è uno, ne ho visti a frotte così in parecchi ospedali in parecchie città. Una santa crociata snaturata a solletico. A risata inutile e deleteria. Forse resta un briciolo di valore per la pediatria. Ma è poco di più che una distrazione dal vivo. Saprebbero questi clown parlare e ridere della morte con un bimbo malato terminale (sinceramente? Non so se riuscirei neanch'io...) Ma sarebbe questa la loro missione, la missione che loro hanno scelto. La risata utile mancata.

Se non mi credi e ne incontri uno, prova a dirgli "Ehi amico, c'ho un tumore, fammi ridere" e vediamo cosa fa: una tacchetta sotto questo post per ogni clown di corsia che non si rabbuia.

venerdì 16 gennaio 2015

Ciao caro - International Spam Art

Ciao caro,
Mi piace il tuo profilo, lo vedo su facebook, sono Miss Miriam per nome, è il mio piacere di essere amico con voi. Si prega cara ho alcuna possibilità ora in chat di Facebook ora si prega di contattare me tornare qui nella mia mail privata in modo che io ti mando le mie foto e ti dirà di più su di me, non appena ho sentito da voi nella mia mail privata Grazie Miriam

giovedì 15 gennaio 2015

Nancy Mabry - International Spam Art


Ciao mio caro, 
Buona giornata.Mi chiamo Nancy Mabry.Io sono una femmina spero stanno bene e in buona salute, è un bel piacere di incontrarmi con voi oggi e vorrei tanto noi essere buoni amici. Si prega di scrivere a me indietro sarò felice di inviarti mie immagini più presto come ho sentito da voi con l'introduzione di più sulla mia auto, sto aspettando la tua risposta presto. 
Grazie. 
YoursNewFriendNancy. 

giovedì 8 gennaio 2015

[0kbps081] NOE' con OLEO

L'ATTESISSIMA COLLABORAZIONE TRA ORCHESTRA ESTEMPORANEA NOE' E ORCHESTRA ESTEMPORANEA OLEO E' FINALMENTE USCITA PER MAV RECORDS!

ESTEMPORANEITA', IMPROVISAZIONE, NOTE DISCORDANTI, VAPORIZZAZIONE, DESTRUTTURAZIONE SONORA!


NOE' (Nostra Orchestra Estemporanea) & OLEO (Orquestra Livre Experimental Orgânica)

NOE' con OLEO [0kbps081]

NOE'_SIDE:
01 - Il risveglio del carrozziere (1)
02 - Il risveglio del carrozziere (2)
03 - Il risveglio del carrozziere (3)
04 - Salivo e respiravo affannosamente
05 - L'orchestra da sogno (1)
06 - L'orchestra da sogno (2)

OLEO_SIDE:
01 - Ambuja (intro)
02 - Blatta Orientalis
03 - The Consistency of Inclusion (part1)
04 - Colias Croceus
05 - Kusumita
06 - Yuezhi

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Artwork by Gianfranco Bonadies
www.gianfrancobonadies.com
www.gianfrancobonadies.blogspot.it
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LINER NOTES NOE':
Immaginiamo per un momento un’orchestra timbricamente completa che suona senza direttive, senza partiture, senza determinazioni di alcun genere.
Così, giocando con la sensibilità dei singoli musicisti, nasce NOÈ (Nostra Orchestra Estemporanea).
È noto che l'improvvisazione si nutre delle incredibili connessioni etiche fra coloro che agiscono nell'esatto momento dell’agire.
L’ordinato riferimento estetico cui siamo abituati non conta; suonare nell'orchestra, o semplicemente ascoltarla, significa sospendere, almeno momentaneamente, ogni atteggiamento critico di carattere storico-letterario.
Forse pirati, altroché nipoti del diluvio, navigando in mari sconosciuti e terribili, in quel momento utile si riconosce l’entità di quel viaggio necessario a fissare l'essere, il divenire di questa musica in questa orchestra.
Le persone che ne fanno parte, lo sanno bene: NOÈ prosegue, semplicemente, la strada intrapresa da NED (Nostra Etichetta Discografica) verso l’indefinita ricerca dell’estemporaneità in musica e non soltanto.

Imagine for a moment a full orchestra timbre that rings with no guidelines, no scores, no determinations of any kind.
So, playing with the sensitivity of the individual musician, born 'Our Extemporaneous Orchestra'.
And 'well-known that this type of music is nourished by the incredible ethical connections between the musicians in the exact moment of noise.
The orderly aesthetic reference we used does not matter playing in this orchestra, or just listen, you stay, at least temporarily, any aesthetic judgment-mindedness and critical of any historical-literary.
Perhaps pirates, grandchildren of the flood, navigating in unknown seas and terrible, then useful to recognize the extent of the stops on the trip needed to produce this music in this orchestra.
People who are dedicated to do this, know this: NOE continues, simply, the road taken by NED to search indefinite extemporary music.

CORDE: Quinto Fabriziani, Mauro Tiberi, Marco Maurizi, Chris Blazen, Clangore
FIATI: Andrea Tosi, Claudio Nitti, Anna Guidi, Giuseppe Savino, Gaetano Corallo, Pico Sadun, Lorenzo Labagnara
VOCI: Benedetto Fanna, Antonio Saccoccio, Helena Velena, Patrizia Rotonda, Michele Tuozzolo
TASTIERE: Kapitan Mikonos, Luca Miti, Marco Olivieri, Benedetto Fanna, Giuseppe Cubelli
PERCUSSIONI: Simona Verrusio, Dario Nitti, Diego Mazzoni, Patrizio Pica, Marco Ariano, Roberto Dogustan
ELETTRONICHE: Stefano Balice, Tommaso Busatto, Lorenzo Lustri, Cristiano Luciani, Giancarlo Esposito, Alessandro Cerratti
FONICA: Paolo Sinigaglia

LINEAR NOTES OLEO:
Projeto que teve inicio em 23/ agosto/2014d.C
Idéia inicial do projeto era a intenção de usufruir da criatividade e improviso livre que visa em criar novos conceitos e sons(explorando o eletrônico e o orgânico).
Focando musica e artes, mesclando elementos à idéia surgiu.
Criou-se e desenvolveu-se em uma amplitude maior com mais cabeças pensantes, nova idéia de som e atitude.
O que ajudou em tudo isso foi esse tipo de "experimentalismo conceitual, musical" por isso esse projeto foi feito.
Algumas das faixas são de improviso no "flow" e de uma maneira bem despretensiosa, tão despretensiosa que ainda a espaço para novas "instrumentalizações" e participações... Pois o que conta é ultrapassar barreiras e criar novos ambientes e timbres.
(A transcendência).
Todo esse conceito, não seria possível sem o conceito:
"Faça você mesmo!”.
Pois tudo se gera disso o conceito de improvisação é principalmente a habilidade de, simultaneamente, produzir e interpretar, dentro ou não de parâmetros harmônicos ou rítmicos, melodias, ritmos ou vocalizações.

Project that started in 23 / August / 2014d.C
Initial idea of the project was intended to take advantage of free improvisation and creativity aimed at creating new concepts and sounds (exploring the electronic and organic).
Focusing on music and arts, blending elements to the idea arose.
It was created and developed on a larger scale with more talking heads, new idea of sound and attitude.
What helped in all this was that kind of "conceptual experimentalism, musical" so this project was done.
Some of the tracks are improvised on the "flow" and a very unassuming, unpretentious way so that even the space for new "instrumentalist" and shares... What matters is to overcome barriers and create new environments and sounds.
(Transcendence).
This whole concept would not be possible without the concept:
"Do it yourself".
For everything that generates the concept of improvisation is mainly the ability to simultaneously produce and interpret within or without harmonic or rhythmic parameters, melodies, rhythms and vocalizations.

SAXOPHONE: Nando Souza
TRUMPET: Romulo Alexis
DRUMS: Jeferson Peres
BASS: Marco Antonio
NOISE EFFECTS AND KEYBOARD: Guina
(PARTICIPATION / GUEST) EFFECTS/AMBIENT NOISE: O.s125