mercoledì 30 novembre 2011

la musica non è solo inutile, è proprio dannosa!

bambino che ascolta una cuffia gigantescaIeri sera parlavo con un collega netfuturista della possibilità di estendere il principio della musicoralità ad altre fonti quotidiane di pseudo.suoni o quasi.suoni. La sfiga di un movimento artistico anarchico è che, se anche sostanzialmente ci muoviamo con ideologia compatta e coerente, non è possibile (o è molto difficile!) conoscere tutta la produzione creativa di tutti i colleghi.

E infatti, questo prode compare, non solo mi annuncia che altri esperimenti sono stati fatti in questa direzione, ma che egli stesso ha pubblicato un intero album tutto dedicato a questa idea: educare l'orecchio ad ascoltare i rumori usando la sua affinità indotta per la musica.

Il fatto è che l'idolatria mercato indotta nei confronti della musica pop al fine di accentrare movimenti di soldi tutti attorno ad un unico controllabile punto, la star, ha diseducato l'orecchio della gente a sentire, ascoltare e trarre piacere dal rumore. Oggigiorno musica è sinonimo di esperienza acustica piacevole (è musica per le mie orecchie) e rumore è sinonimo di esperienza sgradevole. Solo che per avere la musica devi accedere ad una fonte (guarda un po'?) rigorosamente a pagamento, invece il rumore è dappertutto: stessa differenza che c'è tra l'acqua del rubinetto e l'acqua in bottiglia (la musica è rumore in bottiglia). Ma non voglio farne qui un fatto economico, quanto piuttosto un fatto... vitale! I rumori fanno parte della nostra vita, come il tramonto, come i fiori (forse un po' meno), come facebook, come... dire che il rumore è sgradevole a priori è sintomo di incapacità di ascolto; ci sono rumori sgradevoli e rumori soavi, la capacità espressiva dei rumori è matematicamente infinitamente più ampia di quella dei suoni, non avendo i vincoli del ritmo e dell'armonia.

Dal momento in cui ti hanno convinto che la musica è il bene e il rumore è il male, cominci a rifiutare l'ascolto dei rumori che naturalmente ti circondano, per cercare una fonte acustica artificiale con la quale sostituire la colonna sonora della tua vita. Non è questo che fanno i 'ggiovani che girano con le cuffiette sparate a palla? L'equivalente acustico di mettere uno schermo davanti agli occhi e girare per strada osservando una realtà virtuale; nota quanto siano riusciti in questo intento: comunicare attraverso realtà virtuali come la rete è, per l'opinione pubblica, un terreno pericolosissimamente minato, ascoltare musica è invece indice di sensibilità e raffinatezza.

Il netfuturismo è un movimento artistico di avanguardia di massa, nostro preciso compito (preciso compito dell'arte!) è quello di capire prima (cosa velocissima) e spiegare poi (cosa difficilizzima). Per questo il tentativo della musicoralità è quello di rendere evidente a tutti la musicalità del parlato e il tentativo dell'album sopra linkato è quello di rendere evidente la musicalità di rumori quotidiani partendo da quelli più quasi musicali e fondendoli con brani musicali ai quali la gente è già abituata: si tratta di cantare la colonna sonora della nostra giornata.

Il risultato di Stefano Balice merita di essere segnalato, perché può essere un altro veicolo per ritrovare il contatto con i rumori della quotidianità, per scoprire una volta in più che l'arte non è qualcosa che si va a cercare in un museo, in un teatro o in un concerto, ma è parte fondamentale della nostra esperienza quotidiana: arte è vita!

redenzione: non penso affatto che la musica sia... il male, credo solo sia una parte mooolto limitata dell'esperienza sonora che possiamo fare. Ciò che è sbagliato è il ruolo di principessa acustica che le è stato assegnato a discapito del rumore. Si tratta solo di ribilanciare un po'.

domenica 27 novembre 2011

INTERNATIONAL YEARBOOK OF FUTURISM STUDIES - VOL. 1 - 2011

Cari amici avanguardisti e membri del MAV, poichè molti di voi sono anche net.futuristi, vi informo che è appena uscito il volume INTERNATIONAL YEARBOOK OF FUTURISM STUDIES - VOL. 1 - 2011, curato da Günter Berghaus, in cui sono contenuti decine di saggi sul Futurismo scritti da studiosi di tutto il mondo.
Tra le altre cose è presente anche il Manifesto net.futurista "Dobbiamo uccidere il Futurismo", tradotto in inglese dalla nostra Loretta Bertoni con il titolo "We must kill Futurism", preceduto da una mia breve presentazione del Net.Futurismo: "A short presentation of Net.Futurism".

Qui trovate gli abstract di tutti gli articoli e i saggi critici. Qui sotto vi copio l'abstrac dedicato al net.futurismo.

3) Antonio Saccoccio
WE MUST KILL FUTURISM! Net.Futurist Manifesto, 20 February 2009
This manifesto was written in January−February 2009 as a remonstration against the official celebrations of “100 Years of Futurism”, primarily as a means of stimulating a debate on the topical relevance of Marinetti’s ideas. It opposes the majority of activities undertaken during the centenary and expresses dissatisfaction with the ways in which Futurism has been defused and robbed of its creative potential. This manifesto therefore demands the death of Futurism itself.

Qui trovate l'indice completo del volume.

ad futurum

sabato 26 novembre 2011

Iniziazione Rumore Nero

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-Cerimoniale nella galleria d'arte di Stefano Giorgi a Torino-
       _unione di 4 differenti arti volta ad evocare niente_          
-Field Recording/Drone/Harsh Noise/HNW/Poetry/Live Painting-
Nascitari_Poseitrone_Andrea Leonessa_Stefano Giorgi

_Primo Rito_


_Secondo Rito_


_Terzo Rito_


venerdì 11 novembre 2011

Manifesto del futurismo smodato (11-11-11)

MANIFESTO DEL FUTURISMO SMODATO

L’umanità cammina verso l’individualismo anarchico...

F. T. Marinetti

Exordium

Oggi, 11/11/11, quando il numero sacro del futurismo si presenta in forma una e trina, quando il numero bicornuto venerato da FT Marinetti colora di rosso incandescente i nostri calendari, quando il numero che supera il sistema decimale delle dieci dita e delle limitazioni umane accompagna il sorgere del sole novembrino nell’anarchica e illogica estate di San Martino, noi futuristi del XXI secolo ci accingiamo a pubblicare il centoundicimilacentounesimo manifesto futurista: il Manifesto del futurismo smodato!

Pars destruens

Sull’onda del centenario della fondazione, si fa un gran parlare di futurismo, ma il termine è usato troppo spesso a sproposito, ai limiti dello stupro linguistico. In tale situazione, non è azzardato parlare di usurpazione.

Un partito decide di chiamarsi “Futuro e libertà”, i suoi militanti si definiscono “futuristi”, la loro fondazione si chiama “Farefuturo” e il loro giornale di partito “Il futurista”. Riconosciamo che tanta attenzione a nomi e simboli che ci sono cari ci lusinga. Riconosciamo che, a riguardo di alcune questioni bioetiche, il neonato e soltanto sedicente partito “futurista” ha con noi qualche punto in comune. Il suo capo votò “sì” ai referendum sulla fecondazione artificiale e la clonazione terapeutica. Ma questo è tutto quanto possiamo riconoscere. Il resto è tristezza. Può un partito che si richiama nominalmente e simbolicamente al “futurismo” schierarsi strategicamente con il centro moderato cattolico? Può un partito “futurista” essere impegnato, tranne qualche frangia, a chiamare a raccolta tutti i benpensanti, i perbenisti, e coloro che pensano che la political correctness sia un totem e l’autodeterminazione un tabù?

Non bastasse “Futuro e libertà”, è in circolazione anche “Libertà e futuro”. Attenzione! Non è una patacca. È un’associazione politica, una lista civica, un movimento nato ancora prima del partito scissionista della destra, e proprio in concomitanza con il centenario del Futurismo. Peccato che – come il quasi omonimo partito politico – non mostri alcuno slancio rivoluzionario, avanguardista, prometeico. Del resto, è noto che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.

Oltre ai politici di professione, ci sono politici per missione. Un industriale aristocratico ha chiamato la propria fondazione “Italia futura”, una fondazione che si è dotata di sedi territoriali e assomiglia ormai a un vero e proprio partito. Un giorno sì e un giorno anche, il nostro minaccia di entrare in politica. Certo, questo imprenditore ha dei meriti che gli debbono essere riconosciuti: ha dato lustro alla tecnologia e all’ingegno italiano nel mondo. FT Marinetti non sarebbe forse fiero dei suoi bolidi rossi, considerando che il rosso è il colore del futurismo e la velocità la sua religione? Non sarebbe fiero di questi gioielli della meccanica che portano l’emblema dell’eroico aeroartista Francesco Baracca? Ma, anche in questo caso, il riconoscimento deve fermarsi qui. L’industriale in questione, tirato per la giacca da destra e da manca come salvatore della Patria, minaccia di scendere nell’arena politica… Bene! Bravo! Con chi? Con il centro moderato cattolico! Che c’è di futurista, o anche semplicemente di futuro, in tutto questo?

Per farla breve, è tutto un pullulare di futuristi a modo. Giriamo allora a questi sedicenti futuristi, e in particolare a quelli di “Futuro e libertà” – dato che fanno riferimento esplicito al futurismo storico – la domanda che FTM fece ai comunisti italiani:

1. Siete voi disposti come noi a liberare l’Italia dal Papato?

2. Vendere il nostro patrimonio artistico per favorire tutte le classi povere e particolarmente il proletariato di artisti?

3. Abolire radicalmente tribunali, polizie, questure e carceri?

Se non avete queste tre volontà rivoluzionarie, siete dei conservatori, archeologi clericali polizieschi e reazionari sotto la vostra vernice di comunismo rosso. Vogliamo liberare l’Italia dal papato, dalla monarchia, dal Senato, dal matrimonio, dal Parlamento. Vogliamo un governo tecnico senza parlamento, vivificato da un consiglio o eccitatorio di giovanissimi. Vogliamo l’abolizione degli eserciti permanenti, dei tribunali, delle polizie e dei carceri, perché la nostra razza di geniali possa sviluppare la maggior quantità possibile di individui liberissimi, forti, laboriosi, novatori, veloci. Non soltanto siamo più rivoluzionari di voi, socialisti ufficiali, ma siamo al di là della vostra rivoluzione.

Premesso che non siamo qui per sottoscrivere alla lettera, per elevare a Verbo, ogni frase pronunciata cento anni fa da Marinetti (questo sarebbe davvero antifuturista!), ci pare nondimeno possibile distillare da questa lista di idee-azioni – attuali o inattuali, praticabili o utopiche che siano – lo spirito anarco-rivoluzionario che le anima. I futuristi (quelli veri) erano più rivoluzionari dei comunisti, più a sinistra della Sinistra Ufficiale. In questo senso erano Al di là del comunismo. Ma voi siete ben al di qua persino della Democrazia cristiana. Perché allora questo stupro linguistico? O forse dovremmo farvi un’altra domanda: avete mai letto un manifesto futurista?

Per riassumere, quando una serie interminabile di partiti, fondazioni, riviste, blog ha iniziato ad inneggiare ad una controfigura di futurismo – flaccido, moderato, misurato. Quando il nome “futuristi”, prima irriso o dimenticato, è tornato di moda, purché sia a modo, a noi FUTURISTI VERI, noi che futuristi lo siamo sempre stati, non resta che dirci SMODATI. Non abbiamo altra scelta. Per prendere una salutare distanza da questa pantomima, dobbiamo definirci smodatofuturisti.


CONTINUA OVUNQUE NEL CYBERSPAZIO

martedì 8 novembre 2011

fabiorosho presenta FREAKS - audiovisivo di manipolazione estrema polimediale

il primo video di fabiorosho, l'idea del video è sorta spontaneamente durante una serata abbastanza nebbiosa come l'idea di manipolare i vari pattern audio che compongono il brano - il risultato è presente davanti i vostri occhi.

ANDREA LEONESSA PRESENTA ANNI DI CARNE

ANDREA LEONESSA PRESENTA
ANNI DI CARNE
SILLOGE METAPOLITICA

sabato 5 novembre 2011

i/d/e/n/t/i/t/à - Laika Facsimile

i / d / e / n / t / i / t / à
>assemblaggio forzato<
lo sfizio
di allattare
i giornali
con un grumo
di tradizioni
tra le gambe

scavalcata la coerenza
il frammento rivendica la propria autonomia:
falsifica la forma:
edifica la firma___________________