VITALDIX E BASTA (2014)
Se
Luther Blissett e Wu Ming, alla metà degli anni ’90, si configuravano come
identità multiple guidate da un pensiero collettivo, oggi l’io mutante di
Vitaldix T Rose aleggia tra noi sul Web, in azioni performative, convegni,
ebooks, pratiche e linguaggi multimediali che fanno di lui un qualcosa a se
stante nel campo della cultura.
Azioni
performative eclatanti (come nel “paracadutismo estremo con rosa rossa”, 2009),
performance percepibili solo attraverso l’olfatto (come nel caso dell’arte
invisibile e vaporizzata, Orte 2013)71 affermano – in nomine
domine – vitalisticamente la natura d’uno spirito sovversivo che strizza, –
solo se e quando gli va – consapevolmente e con la debita distanza dell’ironia,
l’occhio al nonno Russolo per poi accoltellarlo e fuggire sopra le nuvole.
Oltre
la linea d’ombra il gusto épater le bourgoise, oltre lo schiaffo al
gusto del pubblico, Vitaldix stringe tra le mani la maschera pizzuta di
Anonymus. Si diverte a scompaginare le carte buttate sul tavolo da gioco della
c.d. cultura ufficiale, proponendo uno sguardo che va oltre le banali facezie
contemporanee. Vitaldix è il potere compresso di un’azione iperindividualista e
ipersoggettiva. E’ l’agghiacciante je accuse che afferma la preminenza
del sé: Homo faber agisce spavaldo nell’ombra, sbuca da dietro il muro
della consuetudine giocando a rimpiattino con l’azzardo e la provocazione,
sempre e comunque in prima persona, senza mai nascondersi o rinnegare il
proprio passato. Anzi.
Per i
benpensanti, per i critici curatori (che non curano ma danno un colpo di scure
al fisico già provato dell’arte) che vanno avanti solo in virtù d’un sentito
dire intriso d’ovvie banalità e stereotipi preconfezionati da manualino di
storia dell’arte, è difficile inquadrare il pensiero, l’identità caosmogonica
di Vitaldix, in quanto le sue azioni sono puro attentato alle certezze
acquisite. Sembra di sentire da lontano alcune voci: “Ma chi è costui? un
artista? un incosciente? uno scrittore? un narciso esibizionista oppure solo un
poeta dagl’occhi azzurri?”.
Vitaldix è il timore armato della
concorrenza degli scribacchini, artisti senza concretezze né domani, poveretti
condannati al vivere senza sorprese e speranze di cambiamento.
Difficilmente inquadrabile - stile?,
tendenza? - a poco serve nel Duemila e passa, Vitaldix non ha bisogno di
gallerie perché il pubblico impellicciato fuggirebbe via atterrito incontrando
all’improvviso le proprie ombre: ogni spazio è inappropriato per colui che
corre in salita contro corrente.
Vitaldix
non vuole né accetta risposte perché è sopra il gioco delle parti e, giocando,
ricostruisce un mondo che destabilizza ruoli e posizioni secolari.
Ricorderemo
io e Vitaldix quelle notti durante le nostre bagnate battute di caccia
metropolitane.
Vitaldix
ama la notte e si ciba delle tenebre, sprofonda nel clamore del bianco per
assaporare l’ultimo infinito lembo di buio. Fino all’aurora che verrà.
(L.R.d.P.,
settembre 2014)
Nota
71 - Per l'azione di Vitaldix ad Orte
come arte invisibile e vaporizzata si rinvia al link MAV: http://movimentoartevaporizzata.blogspot.it
(tratto da: Lidia Reghini, Culture e media, Universitalia, Roma 2015)
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