martedì 27 gennaio 2015

Vitaldix e basta! (arte invisibile, vaporizzata e dintorni) di Lidia Reghini

VITALDIX E BASTA (2014)

   Se Luther Blissett e Wu Ming, alla metà degli anni ’90, si configuravano come identità multiple guidate da un pensiero collettivo, oggi l’io mutante di Vitaldix T Rose aleggia tra noi sul Web, in azioni performative, convegni, ebooks, pratiche e linguaggi multimediali che fanno di lui un qualcosa a se stante nel campo della cultura.
   Azioni performative eclatanti (come nel “paracadutismo estremo con rosa rossa”, 2009), performance percepibili solo attraverso l’olfatto (come nel caso dell’arte invisibile e vaporizzata, Orte 2013)71 affermano – in nomine domine – vitalisticamente la natura d’uno spirito sovversivo che strizza, – solo se e quando gli va – consapevolmente e con la debita distanza dell’ironia, l’occhio al nonno Russolo per poi accoltellarlo e fuggire sopra le nuvole.
   Oltre la linea d’ombra il gusto épater le bourgoise, oltre lo schiaffo al gusto del pubblico, Vitaldix stringe tra le mani la maschera pizzuta di Anonymus. Si diverte a scompaginare le carte buttate sul tavolo da gioco della c.d. cultura ufficiale, proponendo uno sguardo che va oltre le banali facezie contemporanee. Vitaldix è il potere compresso di un’azione iperindividualista e ipersoggettiva. E’ l’agghiacciante je accuse che afferma la preminenza del sé: Homo faber agisce spavaldo nell’ombra, sbuca da dietro il muro della consuetudine giocando a rimpiattino con l’azzardo e la provocazione, sempre e comunque in prima persona, senza mai nascondersi o rinnegare il proprio passato. Anzi.
   Per i benpensanti, per i critici curatori (che non curano ma danno un colpo di scure al fisico già provato dell’arte) che vanno avanti solo in virtù d’un sentito dire intriso d’ovvie banalità e stereotipi preconfezionati da manualino di storia dell’arte, è difficile inquadrare il pensiero, l’identità caosmogonica di Vitaldix, in quanto le sue azioni sono puro attentato alle certezze acquisite. Sembra di sentire da lontano alcune voci: “Ma chi è costui? un artista? un incosciente? uno scrittore? un narciso esibizionista oppure solo un poeta dagl’occhi azzurri?”.
   Vitaldix è il timore armato della concorrenza degli scribacchini, artisti senza concretezze né domani, poveretti condannati al vivere senza sorprese e speranze di cambiamento.
   Difficilmente inquadrabile - stile?, tendenza? ­- a poco serve nel Duemila e passa, Vitaldix non ha bisogno di gallerie perché il pubblico impellicciato fuggirebbe via atterrito incontrando all’improvviso le proprie ombre: ogni spazio è inappropriato per colui che corre in salita contro corrente.
   Vitaldix non vuole né accetta risposte perché è sopra il gioco delle parti e, giocando, ricostruisce un mondo che destabilizza ruoli e posizioni secolari.
 
   Ricorderemo io e Vitaldix quelle notti durante le nostre bagnate battute di caccia metropolitane.
   Vitaldix ama la notte e si ciba delle tenebre, sprofonda nel clamore del bianco per assaporare l’ultimo infinito lembo di buio. Fino all’aurora che verrà.


   (L.R.d.P., settembre 2014)
Nota 71 - Per l'azione di Vitaldix ad Orte come arte invisibile e vaporizzata si rinvia al link MAV: http://movimentoartevaporizzata.blogspot.it


(tratto da: Lidia Reghini, Culture e media, Universitalia, Roma 2015)

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