giovedì 11 dicembre 2014

Futur Pax promo Centenario della Grande Guerra futurista






*Per la memoria dei grandi Umberto Boccioni e Sant’Elia

 

Nel coro del centenario della prima guerra mondiale, la Grande Guerra 15-18 (poi convenzionalmente storicizzata 1914-1918, da cui l’anniversario inizia nel 2014), non poteva mancare una voce futurista.  Marinetti  e il futurismo, interventisti dichiarati e anche al fronte  con, poi, il gravissimo tributo della perdita di due dei più immensi: ovvero Umberto Boccioni e Antonio Sant’Elia. Contrariamente al passatismo superstizioso, con i Se si fa anche la storia, a volte “episodi” laterali quasi spiegano la Teoria delle Stringhe – fisica contemporanea… non fantascienza… (quasi si genera un altro futuro in ipotetici universi paralleli o multi versi). Con Sant’Elia e Boccioni, ancora nel fiore e il cuore degli anni il Generale (direbbe Baj) Marinetti perse  metà del suo Vertice d’Avanguardia “militare” per il Futurismo, la storia del Futurismo sarebbe stata diversa e probabilmente con assai meno complicazioni ben note.  La casa editrice underground La Carmelina (Ferrara-Roma) ha colmato brevemente (La Grande Guerra Futurista. World War I 1915-18….eBook)  la lacuna storica in certe celebrazioni ricordi attuali, con un ipotetico punto di vista futurista 100 anni dopo, con il senno di poi anche, integrato, in sguardi psicostorici e futuribili, non ideologici, molteplici e plurali anche non strettamente futuristi.  Nel volume digitale anche uno Special sull’eroe trasvolatore Italo Balbo, sorta di Neil Armstrong dei tempi, come noto anche lui futuristicamente supposto ambiguo.  A cura del neofuturista Roberto Guerra, prefazioni di Graziano Cecchini (artista futurista) , Sandro Giovannini (Poeta-Filosofo) , Paolo Melandri (Scrittore – Musicologo) , Vitaldo Conte (Critico d’arte e scrittore) e Antonio Saccoccio (netfuturista e ricercatore digitale- da cui dopo un estratto significativo e sintetico del senso del Futurismo anche interventista), l'ebook include i seguenti altri autori (oltre 20 da tutta Italia) , tra fisici, ricercatori aerospaziali e futurologi (Vatinno, Russo, Casalino, Vaj), sociologi  e filosofi (Manias, , Siniscalco, Scorza, Venturini, Sgroj) artisti (Fiore, Calselli, Daco, Pignalosa), scrittori (Ferrante, Pinna, Melandri, Roversi, Tani), politologi (Barbieri, Ferretti, Guglielmini, Giardini) Oltre a  altri nomi spesso noti del panorama culturale e sociopolitico italiano, tra artisti, scrittori, sociologi, filosofi, ricercatori aerospaziali e futurologi.  Per i futuristi, in tempo reale, la prima guerra mondiale fu una macchina rivoluzionaria (nel bene  e nel male) per innestare in Italia e nella cultura, in grave all’epoca default spirituale e sociopolitico, i memi del futuro e del futurismo e dell’avanguardia come nuovi paradigmi.  Come già sollecitarono in tempo reale, Freud e Einstein con una celebre corrispondenza storica. Come direbbe Jung, siccome la guerra era ed è un archetipo, il più potente in senso collettivo, quest’ultimo quando appare sulla scienza storica, resta ambivalente e non spezzettabile come un atomo (all’epoca impossibile…):  e  il futuro rinascimento necessariamente attraversa tale complessa dinamica e … dopo la fatale Distruzione.
Soltanto nel secondo novecento, la Future Pax, non è più un miraggio ma  utopia desiderabile, possibile, al di là di certa ammirevole ma ingenua retorica del Pacifismo dominante e culturalmente corretto. Future Pax che presuppone visioni appunto di etica e estetica della conoscenza, oggi – 100 anni di evoluzione sociale, male o bene, possibili, ma ancora nuovi memi da innestare compiutamente nelle sfere politiche, geopolitiche e psicosociali, anni luce in ritardo rispetto al Mondo Nuovo possibile, biofilo e creativo, dopo la scienza, la tecnologia e le avanguardie culturali. Esattamente quel che promuove il futurismo contemporaneo, anche senza  Ismo.  Oggi siamo NOI, i nuovi Umanisti!

*Il testo di A. Saccoccio (estratto)

Qualche annotazione sul patriottismo marinettiano

……Nel 1918 Marinetti scrive un Manifesto del partito futurista italiano,
questa volta piuttosto strutturato, anche se la scrittura per punti tipica dei manifesti non viene rinnegata. I punti dedicati all’italianismo appaiono ridimensionati, ma nuovamente sono posti in testa al documento.
1. Il partito politico futurista che noi fondiamo oggi vuole una Italia libera forte, non più sottomessa al suo grande Passato, al forestiero troppo amato e ai preti troppo tollerati: una Italia fuori tutela, assolutamente padrona di tute le sue energie e tesa verso il suo grande avvenire.
2. L'Italia, unico sovrano. Nazionalismo rivoluzionario per la libertà, il benessere, il miglioramento fisico e intellettuale, la forza, il progresso, la grandezza e l'orgoglio di tutto il popolo italiano.
3. Educazione patriottica del proletariato. […] scuole di coraggio e d’Italianità. È notevole, in questo manifesto, non solo l’audace definizione «nazionalismo rivoluzionario», ma
anche l’aver eliminato in quell’espressione iniziale «Italia libera e forte» lacontrapposizione tra Italia e libertà che aveva caratterizzato il forse troppo provocatorio proclama del 1913 («La parola ITALIA deve dominare sulla parola LIBERTÀ»). Manca inoltre quell’idea di espansione nazionale che era presente nei manifesti precedenti.
Concludiamo questa rassegna delle posizione relative all’italianismo marinettiano con il testo probabilmente più completo e significativo sull’argomento. Non a caso si tratta non di un manifesto, ma di un saggio: Democrazia futurista. Nel paragrafo intitolato Patriottismo futurista, ripreso con alcune lievi modifiche nel successivo saggio Al di là del comunismo, Marinetti spiega la sua idea di patria….. (…..)

Per Marinetti la patria è il prolungamento dell’individuo e del suo sforzo di miglioramento. Non solo. La patria è qualcosa che unisce gli uomini in una vasta solidarietà di comuni interessi. L’idea di patria non ha nulla a che vedere con la «retorica greco-romana». L’idea di patria è generosa, mentre quella di famiglia rappresenta l’egoismo. Ma un’ultima frase è forse quella più significativa per il tema che stiamo sviluppando:
Non si può abolire l'idea di patria se non rifugiandosi in un egoismo assenteista. Dire per esempio: io non sono italiano, sono cittadino del mondo, equivale a dire: m'infischio dell'Italia, dell'Europa, dell'Umanità: penso a me».
Il cosmopolitismo è condannato da Marinetti perché equivale all’egoismo. Chi non si preoccupa della patria, non si preoccupa dell’umanità.  


**Promo Antonio Fiore Ufagrà tribute

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