Ci risiamo, anche quest’anno con l’estate arrivano i festival della fotografia, accompagnati dai concorsi fotografici. Ci si annoia tantissimo a leggere i programmi e l’organizzazione tutti uguali: mostre dei quotati vincitori del concorso x , letture portfolio, aperitivi, workshop etc: tutto ciò che si ascolta ed è noto all’interno della scena fotografica italiana. Ci si incontra, ci si vuole bene, poca critica e arrivederci all’anno prossimo. L’anno è stato aperto con l’incontro a Roma sugli stati generali della fotografia. Anche qui chi ha avuto l’opportunità di partecipare ha potuto stringere qualche mano benevola.
La
fotografia italiana e non solo è quasi nella sua totalità al servizio
della „società dello spettacolo“ , commercializzata e ridicolizzata.
Fotografi emergenti ed organizzazioni, circoli di fotografia quando
cominciano a fare un passo piu’ grande vengono, come altre discipline,
risucchiati all’interno dell’economia della merce. Si diventa presto
curatore, direttore scientifico, direttore artistico.
Ma la fotografia non conosce padroni , né confini, né padrini degli istituti finanziari e delle banche, sul sangue degli oppressi non si puo’ costruire nessun mondo davvero nuovo.
Ovunque la fotografia si giudica a colpi di dollari e non per i suoi contenuti culturali, eversivi.
I corsi di fotografia sono tutti incentrati sulla tecnica dello scatto, sulla post produzione, sulle modelle in prestito da fotografare. Qualcuno ha detto che qualsiasi stupido puo’ scattare una foto, allora perché pagare per il nulla? Per cio’ che puo’ essere imparato in un giorno?
La fotografia va imparata nella strada, nasce nei piedi, camminando, errando.Si impara nelle cantine con un buon vino rosso, magari cantando e sputando in faccia al primo padrone che si incontra per la pubblica via. A volte anche le giuste letture e la buona musica aiutano ad uno scatto pieno di bellezza. Si impara dagli uomini e donne in rivolta che hanno aperto gli occhi alla luce ,sognatori di un altro mondo da desiderare abbattendo il vecchio forcaiolo e spettacolare, contro l’idea della fotografia come merce estetica.
La sfida della fotografia è l’idea di un arte senza aura, di una comunicazione senza profeti, di una cultura senza sciamani; non si tratta di fare della scrittura fotografica una „religione della ragione“, ma détournare l’insieme dei linguaggi fotografici come maneggio di tutte le armi espressive..fare della propria epoca una gran festa funebre dell’apparenza.
Alberto Sipione, fine Giugno 2017
Ma la fotografia non conosce padroni , né confini, né padrini degli istituti finanziari e delle banche, sul sangue degli oppressi non si puo’ costruire nessun mondo davvero nuovo.
Ovunque la fotografia si giudica a colpi di dollari e non per i suoi contenuti culturali, eversivi.
I corsi di fotografia sono tutti incentrati sulla tecnica dello scatto, sulla post produzione, sulle modelle in prestito da fotografare. Qualcuno ha detto che qualsiasi stupido puo’ scattare una foto, allora perché pagare per il nulla? Per cio’ che puo’ essere imparato in un giorno?
La fotografia va imparata nella strada, nasce nei piedi, camminando, errando.Si impara nelle cantine con un buon vino rosso, magari cantando e sputando in faccia al primo padrone che si incontra per la pubblica via. A volte anche le giuste letture e la buona musica aiutano ad uno scatto pieno di bellezza. Si impara dagli uomini e donne in rivolta che hanno aperto gli occhi alla luce ,sognatori di un altro mondo da desiderare abbattendo il vecchio forcaiolo e spettacolare, contro l’idea della fotografia come merce estetica.
La sfida della fotografia è l’idea di un arte senza aura, di una comunicazione senza profeti, di una cultura senza sciamani; non si tratta di fare della scrittura fotografica una „religione della ragione“, ma détournare l’insieme dei linguaggi fotografici come maneggio di tutte le armi espressive..fare della propria epoca una gran festa funebre dell’apparenza.
Alberto Sipione, fine Giugno 2017
Nessun commento:
Posta un commento