Se Tristan Tzara avesse capito qualcosa, anche
solo un po’, del senso di questa favolosa esistenza che conduciamo così tra
scimmie e pidocchi non avrebbe fatto del dadaismo un’arte astratta. Avrebbe preso
coscienza della fatuità dell’arte e di tutte le sue tendenze diventando
dadaista. Dove hanno lasciato la propria
ironia questi signori che ci tengono ad essere segnalati in una storia
letteraria? Dov’è quest’occhio che ride e quello che piange al di sopra dell’enorme
culo e carnevale del mondo? Essi hanno perso la loro indipendenza dietro i
propri libri. La voglia di essere celebri quanto Rabelais o Flaubert ha levato
loro il coraggio di ridere.
(Richard Huelsenbeck)
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