La mostra dedicata a CoBrA. Una grande avanguardia europea (1948-1951)- organizzata dalla Fondazione Roma Museo (Pal. Cipolla: 4/12/15-3/4/16) - e le pagine introduttive del Catalogo che l'accompagna (a cura di Damiano Femfert e Francesco Poli, Skira, 2015, bilingue) possono indurre tre riflessioni preliminari o, meglio, tre constatazioni che ci sembra di poter riferire al contesto artistico italiano di quegli anni.
CoBrA e l'Italia
1) Nella ricchezza di presenze culturali all'interno o alla periferia del movimento CoBrA (acronimo che com'è noto sta a indicare la provenienza dei suoi fondatori da Copenhagen, Bruxelles e Amsterdam) appaiono assenti poeti o pittori italiani (con un paio di successive eccezioni).
Per un Paese che nel dopoguerra doveva riprendersi dai disastri culturali del ventennio fascista, costretto a inventarsi presunte avanguardie «nazionali» per recuperare parte del tempo perduto, intimidito o succube del miraggio neorealistico sovietico-zdanoviano e sotto l'influenza dilagante del pensiero estetico di Lukács (che aveva fatto un sol fascio del surrealismo e delle avanguardie europee, condannandone l'irrazionalità e la presunta decadenza), non c'è molto da stupirsi.
2) Ma se è vero che gli artisti italiani sono assenti dalla fase fondativa e di sviluppo di CoBrA, non lo sono del tutto rispetto al suo lascito teorico, vale a dire rispetto alla tradizione che si snoda lungo l'arco degli anni '50 e che permea di sé varie altre esperienze di avanguardia artistica. E ciò grazie in primo luogo a due coraggiosi pionieri presituazionistici attivi in campo figurativo.
E infatti, due anni dopo la fine di CoBrA - quindi nel 1953 - l'albese Pinot Gallizio (1902-1964) e il milanese Enrico Baj (1924-2003) saranno all'origine del Movimento internazionale per un Bauhaus immaginista, mentre lo stesso Gallizio sarà tra i fondatori dell'Internazionale situazionista (a Cosio d'Arroscia, tra Imperia e Cuneo, 28 luglio 1957).
L'Is, come è noto e come il Catalogo di cui sopra non manca di sottolineare, si considerò erede diretta anche dell'esperienza CoBrA, grazie soprattutto all'impegno multiforme di uno dei suoi principali esponenti - il danese Asger Jorn (Jørgensen, 1914-1973) - che s'impegnò in tutti e tre i movimenti citati. Jorn sarà anche a Cosio, immortalato nella storica foto dei «magnifici sette», con l'ottavo impegnato a scattarla.
3) Eppure, nonostante l'assenza da un momento di snodo così importante per la crescita di un discorso alternativo, anticonformistico e necessariamente antagonistico rispetto alle «accademie» culturali delle due «Chiese» dominanti (quella cattolica e quella togliattiana), col tempo un settore della cultura italiana arrivò ad assolvere un qualche ruolo d'avanguardia.
A partire da un momento imprecisabile nel corso degli anni '50, una serie di personalità in campo artistico ed eventi culturali certamente di rottura per l'epoca in cui furono concepiti (Movimento spaziale, Movimento per l'arte concreta, Arte povera, varie correnti informali, le Triennali di Milano, spazi appositi nelle Biennali veneziane ecc.) portarono a un reinserimento delle correnti più avanzate della cultura italiana nel dibattito/scontro tra le avanguardie che già animava da decenni la scena artistica europea e statunitense.
Una parte d'Italia (in particolare il triangolo Milano-Torino-Liguria, ma con estensioni in altre regioni, Roma compresa) si trasformò temporaneamente in terra d'elezione per esperienze e sperimentazioni di avanguardie più o meno minoritarie e marginali, contribuendo a una nuova filatura del tessuto poetico e pittorico anticonfomistico e creativo. Questa filatura sfocerà in determinati casi (e sempre temporaneamente) in alcune delle più significative esperienze dell'avanguardia artistica europea (anche, se non soprattutto, in campo musicale, filmico e architettonico), influenzandola e venendone influenzata.
Scherzi della legge dello «sviluppo ineguale e combinato» in campo culturale - si potrebbe dire, ironizzando ma non troppo, giacché in questo come in altri campi, spesso sono proprio gli ultimi arrivati a dimostrare la massima apertura e spirito d'accoglienza verso il nuovo e il dissacrante, in genere come reazione a tensioni sociali e ansie culturali accumulatesi nel tempo.
Antecedenti e conseguenti
Per un minimo d'inquadratura del contesto culturale in cui CoBrA «nacque, insorse e giacque», va detto che la filatura del tessuto artistico cui abbiamo accennato era iniziata col futurismo, fenomeno originario italiano d'inizio secolo (si vedano gli studi di Antonio Saccoccio sul sovversivismo ideologico futurista per stabilirne la continuità); ma era stata poi brutalmente travolta dai realismi totalitari del fascismo e dello stalinismo.
Tutto ciò mentre nel resto d'Europa quella stessa filatura, mescolandosi liberamente ad altri apporti e discipline, produceva tessuti nuovi e preziosi come Dada (dove l'eccezione italiana molto particolare fu rappresentata dal romano e assai discusso Julius Evola, 1898-1974), il Surrealismo (qui da considerare nell'ottica riproposta nel recente libro di Arturo Schwarz edito da Skira e da noi già commentato), il Lettrismo (analizzato nei lavori di Sandro Ricaldone, Mirella Bandini e Alessandro Scuro), le contrastate eredità della Secessione viennese con gli sviluppi ben noti (tra i quali der Blaue Reiter, die Brucke ecc.), le varie correnti pittoriche pre-, post- e neoespressionistiche ecc., a cavallo della Prima e della Seconda guerra mondiale.
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