Alle prime luci dell’alba di Venerdì 16 dicembre, ai piedi dell’Etna, nel cuore del centro storico vicino al porto, in uno di quei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, ha finalmente cessato di riecheggiare quel lungo sordo boato proveniente dalle rovine di quello che fu il primo Teatro Comunale di Catania, quasi totalmente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Una brigata di artisti e maestranze dello spettacolo siciliano hanno avuto l’ardire di fare irruzione nel cantiere posto sui resti dell’Ex Teatro Coppola da troppo tempo in stato di totale e simbolico abbandono.
Dalla sua costituzione “L’Arsenale”, ovvero la “Federazione Siciliana delle Arti e della Musica”, ha lavorato per riunire a se, nel nome dell’autodeterminazione culturale, tutte quelle individualità e quei gruppi che hanno l’esigenza di esprimere e rielaborare la propria cultura rivendicando il diritto di attingere direttamente nelle maniere più libere alla terra, alle risorse e agli spazi della nostra controversa isola.
La costituzione di questa Federazione nasce dalla decisione di volersi mettere radicalmente in discussione, scardinando i soliti schemi, per lavorare in un territorio dal quale solitamente i migliori talenti sono soliti emigrare. Questa gran bella decisione è stata accompagnata e sostenuta da ben precise scelte sulle metodologie organizzative che con grande stupore hanno spontaneamente assunto caratteristiche squisitamente e volutamente libertarie.
Dalla nascita dell’Arsenale fino a ora sono state quindi portati a termine con professionalità e passione tutta una serie di Meeting itineranti in Sicilia, costituendo un percorso che finalmente è adesso culminato nell’occupazione di questo cantiere abbandonato. Il clima è di autogestione sia nella progettazione che nei lavori per adibire questa struttura a laboratorio di formazione e di espressione artistico culturale a disposizione di tutti, per valorizzare e arricchire la vita culturale del quartiere e della città, con la sana ambizione di diventare anche una piattaforma per esperienze dal respiro regionale, nazionale e perché no anche internazionale.
L’Arsenale ha fin ora organizzato e organizza queste attività di alto spessore culturale al fine di sprovincializzare il modo di concepire e fare arte e cultura puntando finalmente su una organizzazione solidale che sia refrattaria alle gerarchie e che cammini con le proprie gambe fuori dai soliti percorsi istituzionali e commerciali. Percorrere strade nuove finalmente proprio al di fuori di quei percorsi che solitamente invece hanno solo messo fatalmente in ginocchio l’identità culturale siciliana.
L’aver bombardato un teatro è stato come l'avere vigliaccamente bombardato l’ospedale dell’anima di un popolo a cui continuamente gli si è fatto dimenticare chi era, chi è e chi potrebbe essere. L’eco degli scoppi e dei crolli di quelle macerie raffigurano bene tragicamente le conseguenze della tirannia culturale anglo-americana che ancora oggi condiziona un'Italia colonia e serva. In una regione come la Sicilia sacrificata al militarismo e al predatorio agire indisturbato di mafie chiese e istituzioni per non fare diventare questa isola una piattaforma rivoluzionaria mediterranea d’incontro e di fusione vulcanica e umanista di varie culture.
Questa occupazione quindi vuole essere un fiero ribellarsi all’essere costretti a mendicare o a scendere a compromessi all’interno dei circuiti istituzionali e capitalisti delle grandi e lontane capitali della produzione in cui viene congestionato, pervertito ed estinto ogni buon nume creativo. Non si vuole più fare rinsecchire la linfa rivoluzionaria che possiamo trarre dalle nostre intime radici. Si può trovare libertà artistica solo grazie a un lavoro di gruppo organizzato e ben coeso. Questo comporta il sacrificare la notorietà intoccabile di chi ha già raggiunto alti livelli di espressione, e, visti i risultati, ne vale la pena.
È veramente bello partecipare e assistere allo sviluppo dei lavori del cantiere aperto messo in moto da subito e vedere eretto dopo due giorni un palcoscenico che sarà volutamente libero dal pernicioso influsso di giunte e agenzie. Dà conforto la fatica delle braccia e della mente quando senti di stare lavorando in fratellanza per qualcosa di tuo, senza essere al servizio di padroni statali o privati di qualsiasi colore e poter dire un giorno, a chi di noi avrà figli, che si è partecipato a queste importanti conquiste fianco a fianco con quegli artisti di cui possediamo il disco o altre produzioni. Potere lasciare quindi un’eredità alle generazioni future tramandando così un’identità che abbiamo contribuito a risollevare ribedllandoci ai soliti schemi nella costruzione di nuove radicali alternative.
E’ stato mio dovere riportare questa testimonianza perché ci tengo che si sappia che il boato delle deflagrazioni che ancora riecheggiavano dopo decenni, comincia ora a scemare, da quando si è insediato questo vulcanico arsenale creativo di arditi siciliani della musica e delle arti.
E dunque da questo Teatro Coppola “Liberato” e restituito alla libera creatività e all’autodeterminazione artistica-culturale siciliana, mi sia infine concesso, da anarchico visionario quale sono, di romanticamente estasiarmi moltissimo nell’immaginare che ad ogni spettacolo, ogni bomba che prima ha distrutto ora ritorni in cielo per diventare la stella che proteggerà ogni vero slancio verso la Libertà.
Alessio Giannetto
Pubblicato su Sicilia Libertaria n. 313 - Gennaio 2012 ( http://www.sicilialibertaria.it/ )
Video di Giovanni Tommaselli:
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