In occasione dei settant’anni dalla morte di F.T. Marinetti, è uscito in questi giorni per i tipi di Armando editore Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, raccolta di saggi, articoli e interviste curata da Antonio Saccoccio e Roberto Guerra.
Il fondatore del Futurismo continua a essere una delle figure più discusse e controverse della cultura italiana. In questa pubblicazione alcuni tra i maggiori studiosi viventi dell’artista esplorano aspetti fondamentali della sua opera: il culto della modernità, le ricerche poetiche e parolibere, i rapporti con la politica (nazionalismo, socialismo, anarchismo, fascismo), l’influenza sulle avanguardie europee, l’attualità delle sue intuizioni nel XXI secolo.
All’interno del volume contributi critici di: Gino Agnese, Giovanni Antonucci, Francesca Barbi Marinetti, Günter Berghaus, Pierfranco Bruni, Riccardo Campa, Giancarlo Carpi, Patrizio Ceccagnoli, Simona Cigliana, Vitaldo Conte, Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Massimo Duranti, Roberto Guerra, Giordano Bruno Guerri, Miroslava Hajek, Massimo Prampolini, Antonio Saccoccio, Luigi Tallarico, Paolo Valesio.
Il volume è inserito nella collana "Avanguardia 21".
TITOLO: Marinetti 70. Sintesi della critica futurista
CURATORI: Antonio Saccoccio, Roberto Guerra
EDITORE:Armando
COLLANA: Avanguardia 21 (a cura di A. Saccoccio)
PAGINE: 128
ISBN: 978-88-6677-882-0
Antonio Saccoccio. Teorico e attivista nel campo delle avanguardie, si occupa da un decennio di Futurismo e culture digitali. Collabora con l’Università “Tor Vergata” di Roma.
Roberto Guerra. Poeta e attivista futurista, negli anni Ottanta ha collaborato con la rivista «Futurismo Oggi». Ha già pubblicato con Armando “Futurismo per la nuova umanità” (2012).
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*Per la memoria dei
grandi Umberto Boccioni e Sant’Elia
Nel coro del centenario della prima guerra mondiale, la Grande Guerra 15-18 (poi
convenzionalmente storicizzata 1914-1918, da cui l’anniversario inizia nel
2014), non poteva mancare una voce futurista. Marinettie il futurismo, interventisti dichiarati
e anche al frontecon, poi, il
gravissimo tributo della perdita di due dei più immensi: ovvero Umberto Boccioni e Antonio Sant’Elia. Contrariamente
al passatismo superstizioso, con i Se si fa anche la storia, a volte “episodi”
laterali quasi spiegano la
Teoria delle Stringhe – fisica contemporanea… non
fantascienza… (quasi si genera un altro futuro in ipotetici universi paralleli
o multi versi). Con Sant’Elia e Boccioni, ancora nel fiore e il cuore degli
anni il Generale (direbbe Baj)
Marinetti persemetà del suo Vertice d’Avanguardia
“militare” per il Futurismo, la storia del Futurismo sarebbe stata diversa e
probabilmente con assai meno complicazioni ben note. La casa editrice underground La
Carmelina
(Ferrara-Roma) ha colmato brevemente (La GrandeGuerra
Futurista. World War I 1915-18….eBook) la lacuna storica in certe celebrazioni
ricordi attuali, con un ipotetico punto di vista futurista 100 anni dopo, con
il senno di poi anche, integrato, in sguardi psicostorici e futuribili, non
ideologici, molteplici e plurali anche non strettamente futuristi. Nel volume digitale anche uno Special sull’eroe
trasvolatore Italo Balbo, sorta di Neil Armstrong dei tempi, come noto
anche lui futuristicamente supposto ambiguo. A cura del neofuturista Roberto Guerra, prefazioni di Graziano
Cecchini (artista futurista) , Sandro Giovannini (Poeta-Filosofo) , Paolo
Melandri (Scrittore – Musicologo) , Vitaldo Conte (Critico d’arte e scrittore)
e Antonio Saccoccio (netfuturista e ricercatore digitale- da cui dopo un estratto significativo e
sintetico del senso del Futurismo anche interventista), l'ebook include i
seguenti altri autori (oltre 20 da tutta Italia) , tra fisici, ricercatori
aerospaziali e futurologi (Vatinno, Russo, Casalino, Vaj), sociologi e
filosofi (Manias, , Siniscalco, Scorza, Venturini, Sgroj) artisti (Fiore, Calselli,
Daco, Pignalosa), scrittori (Ferrante, Pinna, Melandri, Roversi, Tani),
politologi (Barbieri, Ferretti, Guglielmini, Giardini) Oltre aaltri nomi spesso noti del panorama culturale
e sociopolitico italiano, tra artisti, scrittori, sociologi, filosofi,
ricercatori aerospaziali e futurologi. Per
i futuristi, in tempo reale, la prima guerra mondiale fu una macchina
rivoluzionaria (nel benee nel male) per
innestare in Italia e nella cultura, in grave all’epoca default spirituale e
sociopolitico, i memi del futuro e del futurismo e dell’avanguardia come nuovi
paradigmi. Come già sollecitarono in tempo reale, Freud e Einstein con una celebre corrispondenza storica. Come direbbe Jung, siccome la guerra era ed è un
archetipo, il più potente in senso collettivo, quest’ultimo quando appare sulla
scienza storica, resta ambivalente e non spezzettabile come un atomo (all’epoca
impossibile…):e il futuro rinascimento necessariamente
attraversa tale complessa dinamica e … dopo la fatale Distruzione.
Soltanto nel secondo novecento, la Future Pax, non è più un
miraggio ma utopia desiderabile,
possibile, al di là di certa ammirevole ma ingenua retorica del Pacifismo dominante
e culturalmente corretto. Future Pax che presuppone visioni appunto di etica e
estetica della conoscenza, oggi – 100 anni di evoluzione sociale, male o bene,
possibili, ma ancora nuovi memi da innestare compiutamente nelle sfere
politiche, geopolitiche e psicosociali, anni luce in ritardo rispetto al Mondo
Nuovo possibile, biofilo e creativo, dopo la scienza, la tecnologia e le
avanguardie culturali. Esattamente quel che promuove il futurismo
contemporaneo, anche senzaIsmo.Oggi siamo NOI, i nuovi Umanisti!
*Il testo di A.
Saccoccio (estratto)
Qualche annotazione sul patriottismo marinettiano
……Nel 1918 Marinetti scrive un Manifesto del partito futurista italiano,
questa volta piuttosto strutturato, anche se
la scrittura per punti tipica dei manifesti non viene rinnegata. I punti
dedicati all’italianismo appaiono ridimensionati, ma nuovamente sono posti in testa
al documento.
1. Il partito politico futurista che noi fondiamo oggi
vuole una Italia libera forte, non più sottomessa al suo grande Passato, al
forestiero troppo amato e ai preti troppo tollerati: una Italia fuori tutela,
assolutamente padrona di tute le sue energie e tesa verso il suo grande
avvenire.
2. L'Italia, unico sovrano. Nazionalismo rivoluzionario
per la libertà, il benessere, il miglioramento fisico e intellettuale, la
forza, il progresso, la grandezza e l'orgoglio di tutto il popolo italiano.
3. Educazione patriottica del proletariato. […] scuole
di coraggio e d’Italianità. È notevole, in questo manifesto, non solo l’audace
definizione «nazionalismo rivoluzionario», ma
anche
l’aver eliminato in quell’espressione iniziale «Italia libera e forte» lacontrapposizione
tra Italia e libertà che aveva caratterizzato il forse troppo provocatorio
proclama del 1913 («La parola ITALIA deve dominare sulla parola LIBERTÀ»). Manca inoltre quell’idea di espansione
nazionale che era presente nei manifesti precedenti.
Concludiamo questa rassegna delle posizione
relative all’italianismo marinettiano con il testo probabilmente più completo e
significativo sull’argomento. Non a caso si tratta non di un manifesto, ma di
un saggio: Democrazia futurista.
Nel paragrafo intitolato Patriottismo
futurista, ripreso con alcune lievi modifiche nel successivo saggio Al di là del comunismo, Marinetti
spiega la sua idea di patria….. (…..)
Per Marinetti la patria è il prolungamento
dell’individuo e del suo sforzo di miglioramento. Non solo. La patria è
qualcosa che unisce gli uomini in una vasta solidarietà di comuni interessi. L’idea
di patria non ha nulla a che vedere con la «retorica greco-romana». L’idea di
patria è generosa, mentre quella di famiglia rappresenta l’egoismo. Ma un’ultima
frase è forse quella più significativa per il tema che stiamo sviluppando:
Non si può
abolire l'idea di patria se non rifugiandosi in un egoismo assenteista. Dire
per esempio: io non sono italiano, sono cittadino del mondo, equivale a dire:
m'infischio dell'Italia, dell'Europa, dell'Umanità: penso a me».
Il cosmopolitismo è condannato da
Marinetti perché equivale all’egoismo. Chi non si preoccupa della patria, non
si preoccupa dell’umanità.
Basta andare in una qualsiasi libreria per vederla relegata a qualche scaffale ben occultato. La poesia è morta e sepolta. Non entusiasma, non interessa, non vende
ED È GIUSTO COSÌ
perché non è stata in grado di rinnovarsi e adattarsi alle esigenze delle ultime generazioni. E' una questione di linguaggi. I versi sono un linguaggio morto, assolutamente inadatto al nostro contesto. Qualcuno ha realmente bisogno di nuovi poeti? Nah. La poesia ha perso ogni motivo d'esistere, sorpassata e ridicolizzata prima dal linguaggio pubblicitario, poi dal linguaggio della rete. Quindi