Analisi socioletteraria su Futurismo, Transumanesimo, Futurologia, arte transumanista o trans.futurista.... nell'e-volume segnalati diversi netfuturisti e mavvisti....
*dall'incipit
"I post-umani
avrebbero una grande capacità di riconfigurare e 'scolpire' le loro
forme fisiche e funzionali; essi acquisirebbero uno spettro esteso di
raffinate risposte emotive, potrebbero possedere abilità
intellettuali e percettive estese oltre il campo puramente umano..."
NATASHA VITA-MORE
"Il Net.Futurismo
può considerarsi parte del progetto transumanista. Entrambi i
movimenti sfidano quotidianamente la realtà contemporanea,
proponendo inedite interpretazioni del presente e audaci visioni
future. Entrambi rifiutano la resa alla palude postmoderna. Entrambi
sono oltre la politica dei partiti e delle fazioni consumate dalla
storia. E poi c’è un’affinità nel modo di porsi di fronte al
mondo. Basti pensare all’evento TransVision 2010: si è respirata
per tre giorni un’aria di assoluta libertà di pensiero, senza
alcuna limitazione aprioristica" ANTONIO SACCOCCIO
“Il futurismo si
fonda sul completo rinnovamento della sensibilità umana per effetto
delle grandi scoperte scientifiche“ FILIPPO TOMMASO MARINETTI
“ (Sul Futurismo al
Guggenheim Museum, New York) E ‘il momento di rivalutare e di
ampliare la nostra nozione di ciò che l’avanguardia ha
significato”
Vivien Greene (2013,
TheNew York Times)
*estratto dal saggio II
L'estetica transumanista in Italia
Musica elettronica e dintorni
La Scuola di Colonia di Karl
Heinz Stockhausen prima e il technopop dei Kraftwerk, in
particolare, tra i padri universalmente riconosciuti della Musica
Elettronica, nell'ambito di certa musica contemporanea del secondo
novecento, non soltanto hanno avuto echi (e spesso presenze e
concerti degli artisti succitati) in Italia, ma ha certamente
influenzato direttamente generazioni di musicisti d'avanguardia
dell'altro ieri e di oggi e certamente del futuro prossimo.
Sempre nel secondo novecento, anche in
Italia, persino alcuni accademici ma esperti nelle avanguardie e
sulla nascente stessa cultura mediatica (o di massa come si
diceva...) hanno espressamente parlato per certa arte del novecento
stesso, prossima a sinergie futuribili e scientifiche, di nuova
estetica tecnologica. Ad esempio Renato Barilli, Adriano Spatola, la
stessa Lea Vergine (che parlava di Arte Programmata) e diversi altri
ricercatori.
Stockhausen e i Kraftwerk non
casualmente disquisivano programmaticamente di musica della scienza e
dell'era industriale (il gruppo pop persino di nuova musica popolare
industriale stessa). Diversi ma complementari certi sfondi culturali:
tra matematica e fisica, elettronica pura e sperimentale Stockhausen;
il noto ciberprofeta Marshall McLuhan per i Kraftwerk (e lo stesso
Barilli in certa misura). Ora, senza tanti fronzoli
accademico-musicologici, non pertinenti in questo lavoro, quel che
caratterizza sia certa arte transumanista che la musica
elettronica è nel sottomenu specifico musicale il primato del suono
elettronico, dai primordiali oscillatori di rumori a sintetizzatori e
moog infine a sequencer e lap top (il computer e cloni)
o aggeggi affini (spesso inventati dai tecnomusicisti stessi, come
certamente i Kraftwerk).
E' tutto un discorso centralmente,
strutturalmente, filosofico, consapevole nella forma o nella non
forma comunque sul medium macchina-computer. Verso - come contenuti
e-o messaggi - in realtà neppure tacitamente (in quanto trasparente
l'obiettivo medium-messaggio, senza sovrastrutture ancora
“tradizionali” lineari), sia la musica della scienza, sia la
musica dell'era tecnoindustriale.
Naturalmente, almeno per l'Italia, la
matrice viene anche se non in termini diretti e netti proprio dalla
rivoluzione musicale futurista di Marinetti e nello specifico dai
vari Pratella, Russolo, Mix e altri... Manifesti futuristi della
musica, strumenti eroici come Intonarumori eccetera, non
soltanto hanno inventato con altri input “contemporanei”, la
musica d'avanguardia e-o sperimentale, ma il senso di una nuova
musica verso la scienza e verso la società tecnologica erano già in
primo piano.
Nel secondo novecento, in Italia
abbiamo avuto, influenzati anche vuoi dai futuristi vuoi da
Stockhausen, musicisti sperimentali come Berio o Maderna (e molti
altri): oppure, in tempi più recenti a partire dagli anni '70, anche
dai futuristi e dai Kraftwerk (e quest'ultimi l'han anche spesso
affermato ai media e hanno anche interagito con certo neofuturismo
francese- J.M. Vivenza, bruitista, dell'Electro Institute di Grenoble
in sinergia pure con certo futurismo italiano del secondo novecento -
Benedetto, Fiore, Conte, chi scrive.. anche e altri).
E insospettabili, in Italia, forse, i
musicisti più prossimi al tecnopop e alla electrodisko
kraftwerkiana, parallelamente al boom technopop tedesco
kraftwerkiano e poi anglosassone (Bowie, Eno, Ultravox, Stranglers,
Gary Numan, Human Leaugue, Heaven 17, Talkin Heads, Devo e Pere Ubu
in Usa, i Rokets stessi in Francia e molti altri, fino in quella
fase ai Depeche Mode, i D.A.F., prima della successiva wave
techno-house e affini degli anni 90, 2000...).
Oltre allo stesso Battiato, crocevia
ineguagliato tra le due modulazioni elettroniche di derivazione
colta... europea, alle origini ultrasperimentale prima del boom pop,
negli anni 70, 80, in Italia, electromusicisti come Giorgio Moroder,
Gino Soccio, Krisma, anche i Righeira e i primi Decibel, gli stessi
più punk CCCP (C.S.I), il cult a suo tempo Fausto, i meno noti Gaz
Nevada, Pale Tv, Aviator Dro, Intelligence Department, lo stesso
Flavio Paulin (ex Cugini di Campagna!), lo stesso celebre Alberto
Camerini delle ballate robot, più recentemente lo stesso
postcontemporaneo Valerio Zecchini (con i PCC), in bilico tra
commercial e avantgarde, (invero, i più noti all'epoca etichettati
solo come disco music elettronica), oggi esitano come
vintage... rilevanti.
Ebbene, per l'Italia, se certa
ipotetica musica transumanista è – come crediamo- sonda concreta-
questi nomi ed altri, almeno vanno oggi memorizzati e rilanciati se
non altro come musica proto-trans-post-umanista. Per questioni
storico-culturali, medium sonori analoghi, obiettivi concettuali
persino simili e a volte consapevoli tra gli artisti.
Un Moroder che esplode con un "Frome
Here to Eternity," non dovrebbe ammettere dubbi
veteroaccademici! Un Moroder che registra, per primo in Italia, un
album digitale, dedicato ad Einstein e alla sua formula della
Relatività, è altro indizio non banale...
E - puristi al diavolo - fino agli
storici “pseudo” commerciali Righeira: non solo l'hit "Vamos
a la Playa, ma un quasi tesoro perduto come Balla Marinetti, “Il
Futurista”, come anche Riccardo Campa ha persino ricordato in
diverse interviste.
E che dire poi ora sul fronte pop rock
dell'almeno citazionismo di Vasco... Rossi ("Manifesto futurista
dell'umanità".)? O nel rap italiano.. Fibra Fibra, ecc.? Poi,
l'infinita ondata, tsunami techno, house, fino al
jingle e al lap top recenti, con contaminazioni varie, hip
hop, finanche afrofuturiste, persino: parallelamente,
all'estero ai nuovi elettronici, Orbital, Daft Punk, Chemical
Brothers, fino a Air, Royksoop, Aphen Twins, ognuno aggiunga i nomi
preferiti.
Tornando in Italia, fin dagli anni '70/
80, (e idem qua i nomi - quasi optional, soprattutto nel
cosiddetto commercial da discoteca), Albertino, D'Agostino eccetera
eccetera, fino a ..infiniti cloni attuali. Fino a certo bordo,
nuovamente o apparentemente anticommercial o autenticamente
neounderground (ma quasi un mero grafico a volte la
differenza): dai Planet Funk ai Subsonica a elettronici D.J
avantgarde come D.J. Afghan (ancora nomi optional e
soggettivi).
In pillole, anche in Italia, è tutto
un magma dagli anni 80... in progress, quasi un The Mix
perpetuo, clonazione musicale, di musicisti almeno . Che, pur
differentissimi, cantano tutti certo soundtrack dell'era
tecnoscientifica, tra bordi hard freddi come la Stella Polare
o laboratori criogenetici o di metallo alieno, o un paradossale
electrohot, quasi neosoul, e molte sfumature in mezzo.
E futuristi o transumanisti
propriamente detti? Ebbene: il leader Riccardo Campa è noto anche in
Usa e Europa, come electro o italo disco, gli stessi Ozky/Croce
(attivo con infiniti lavori fin dagli anni '80) e Kristian Fumei, i
netfuturisti Antonio Saccoccio, Stefano Balice, Tommaso Busatto,
Massimiliano Scordamaglia (anche quelli tedeschi Klaus Peter
Schneegass e Minoko ) parlano di neo o electrorumorismo: con tanto di
netlabel nell'ambito del cosiddetto MAV, Movimento Arte Vaporizzta,
già segnalati in Usa nel Museum MOMA di Hal McGee, figura
storica per certa musica sperimentale. La stessa astrofisica
Fiorella Terenzi, anche musicista, naviga anche in certa prestigiosa
musica contemporanea con le sue tecnosinfonie galattiche, cosmiche.
Anche chi scrive, tra poesia sonora e
musica neofuturista ha all'attivo alcuni lavori in limited editions,
dichiaratamente neokraftwerkiani (con lo stesso Giorgio Felloni).
Infine, questi nostri arditi sassi
lunari , globalmente li classifichiamo finalmente anche... musica
transumanista italiana? Non suonava già anche il celebre monolite di
Kubrick?