Così finisce la vecchia specializzazione dell'arte. Non ci sono più artisti perché tutti lo sono. L'opera d'arte a venire è la costruzione di una vita appassionante. La creazione importa meno del processo di generazione dell'opera, dell'atto di creare. Ciò che fa l'artista è lo stato di creatività, e non il museo. Disgraziatamente, è raro che l'artista si riconosca come creatore. Per la maggior parte del tempo, egli posa davanti a un pubblico, dà a vedere. L'attitudine contemplativa davanti all'opera d'arte è stata la prima pietra gettata sul creatore. Egli stesso l'ha provocata e ora essa lo uccide da quando, ridotta al bisogno di consumare, rientra negli imperativi economici più grossolani. Per questo non c'è più opera d'arte nel senso classico del termine. Non può più esserci opera d'arte, e va molto bene che sia così. La poesia è altrove, nei fatti, nell'avvenimento che si crea. La poesia dei fatti, che da sempre è stata trattata marginalmente, ritorna al centro di tutti gli interessi, nella vita quotidiana che a dire il vero non aveva mai lasciato. La vera poesia si fa beffe della poesia.
[R. Vaneigem]
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